Il termine alluce rigido o “ hallux limitus” definisce una patologia caratterizzata da una progressiva diminuzione della mobilità della prima articolazione metatarso falangea.
La prevalenza dell’alluce rigido nella popolazione mondiale non è ben documentata. Gould in un suo studio condotto su 15.000 casi, ha osservato che l’alluce rigido è maggiormente rappresentato nelle donne con un rapporto di otto ad uno nell’età compresa tra 30 e 60 anni.
L’eziologia dell’alluce rigido è ancora piuttosto controversa: si riconoscono una serie di fattori capaci di giocare, da soli o in associazione, un ruolo nella patogenesi di questa malattia.
Cause traumatiche
- trauma articolare osteocondrale
- frattura intraarticolare
- disfunzione sesamoidea in esito a frattura
Cause biomeccaniche
- ipermobilità del primo raggio
- ipermobilità dell’apparato sesamoideo
- retrazione dell’apparato flessore
- eccessiva tensione dell’aponeurosi plantare
- iperattività del tibiale posteriore
- inefficienza del peroneo lungo
- eccessiva pronazione
Fattori anatomico strutturali
- eccessiva lunghezza del primo metatarso
- primo metatarso elevato
Cause iatrogene
- infezione postchirurgica
- disfunzione dell’apparato sesamoideo
- eccessiva fibrosi.
Sintomatologia
La storia naturale della patologia inizia con un dolore loalizzato a livello della prima articolazone M.F., seguita da una limitazione funzionale a carico della flessione dorsale.
All’esame obiettivo si apprezza la caratteristica triade:
- pinch callus plantaremediale dell’articolazione I.F.;
- tumefazione dorsale MF., come da forma esostosica, dolente alla palpazione e nella fase deambulatoria, talvolta associata a borsite;
Elevazione statico dinamica ella F.D. capace di condurre al conflitto dito calzatura, a distrofia ungueale ed esostosi subungueale (effetto autostop dell’alluce).
Classificazione:
Distinguiamo quattro forme di alluce rigido in rapporto alla caratteristica radiografica della degenerazione della testa metatarsale . Per ognuna di queste alterazioni pratichiamo un trattamento mirato che va da quello conservativo a quello chirurgico .
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Grado 1
Si ha una limitazione dell’articolarità senza avere un quadro radiografico significativo.
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Grado 2
E’ il grado dove la sintomatologia dolorosa (difficoltà alla deambulazione, impossibilità di applicare calzature con tacco , irritazione dell’alluce ecc. associato a limitazione dolorosa articolare dorsale) spinge il paziente a consultare il medico.
La radiografia mette in evidenza uno stato iniziale artrosico

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Grado 3
Si osserva radiologicamente una progressiva degenerazione articolare con , spesso , una dislocazione articolare. Il paziente in questa fase ha dolore ed ha difficoltà , per il dolore, sia nella stazione eretta sia nella deambulazione. L’attività sportiva è compromessa
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Grado 4
E’ la forma più grave dove l’articolazione è completamente distrutta. L’articolazione appare tumefatta con dolore acuto anche nei movimenti più banali.
Trattamento conservativo
E’ in ragione della deformità.
Si possono eseguire:
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FKT ( Tecar, Interx, laser, riprogrammazione posturale ecc.)
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Calzature tipo MBT ( cioè a dondolo ) per la loro particolarità di diminuire il movimento sull’articolazione per il suo effetto Rocker Bar.
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Ortesi particolari con sostegno morbido sulla falange prossimale del metatarso , per il suo effetto pronante nella fase di spinta del passo .
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Rialzi esterni per migliorare la deambulazione
Trattamento chirurgico
La decisione sul tipo di tecnica chirurgica è clinica e va attentamente valutata con esami specifici RDX, RNM ecc.. Distinguiamo diversi trattamenti in funzione della gravità della patologia.
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Osteotomico: Sono particolari tagli dell’osso che si eseguono per migliorare la meccanica articolare dell’alluce .
Questa chirurgia interviene negli stadi più iniziali ( Grado 1 e 2) , allo scopo di ristabilire uno spazio articolare inter metatarsale adeguato.
Da risultati buoni eccellenti e duraturi nel tempo nel 80% dei casi.
La tecnica chirurgica da noi più utilizzata per la correzione di tale patologia è l’osteotomia obliqua distale di Weil modificata Ronconi che con l’ausilio di modelli matematici, consente di realizzare una precisa correzione articolare.
L’intervento viene eseguito in Day surgery; ai pazienti è concesso il carico immediato con un’opportuna calzatura postoperatoria. La fisioterapia integra il trattamento chirurgico. In trentesima giornata postoperatoria è concessa la guida ed in novantesima il ritorno all’attività sportiva.
Il 95% dei pazienti viene trattato ambulatorialmente ed inviato al proprio domicilio con una calzatura postoperatoria.
E’ importante ricordare che qualsiasi dei sopra descritti interventi viene eseguito in anestesia locale e senza dolore post-operatorio.
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Emiprotesi: Vengono usate quando la cartilagine è danneggiata e quando non vi è una indicazione protesica totale od artrodesi. Ha il vantaggio , nei casi selezionati , di mantenere per diversi anni una buona articolarità dell’alluce in attesa di un intervento più aggressivo negli anni.
Si può associare , quando la testa metatarsale è elevata ad un’osteotomia metatarsale.
Da buona soddisfazione da parte dei pazienti.
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Protesi totale: Viene sostituita completamente l’articolazione. Diversi sono i disegni ed i materiali protesici. Va ricordato che una protesi , come le tecniche di emimpianto , sono soggette negli anni ad usura e dovranno essere rimosse con una nuova protesi o con un’artrodesi.
Artrodesi: E’ la tecnica dove si fonde l’articolazione metatarso falangea. Utilizziamo delle placche e viti dedicate che ci permettono una esatta posizione dell’articolazione ed un’ottima compattazione dell’articolazione. Da buoni risultati
Estetici e funzionali.
