La Spina Calcaneare e la Fascite Plantare
La spina calcaneare è dovuta ad una sporgenza ossea, simile a una spina di rosa o a un artiglio, nella parte plantare del calcagno, l’osso che forma il tallone del piede. È presente, senza dolore nel 18% della popolazione umana.
Cause:
Molto spesso, la spina calcaneare è conseguente ad una infiammazione della fascia plantare, una struttura legamentosa che collega il tallone con la base delle dita dei piedi. Questa condizione è particolarmente comune in chi pratica sport di movimento e di impatto come la corsa, il basket o il tennis, e può essere aggravata da piccoli traumi ripetuti su superfici dure come l’asfalto, il cemento o il linoleum. Inoltre, si manifesta chi è in sovrappeso o utilizza scarpe che sollecitano particolarmente il tallone.
Non di rado si rileva una tensione eccessiva della fascia plantare che necessita di trattamenti specifici: (FKT, Stretching della fascia tricipitale ecc.)
Attraverso una Radiografia che viene richiesta sotto carico. L’ecografia in dinamica dimostra la presenza della spina calcaneare (se presente) associata ad ispessimento della fascia plantare oltre i suoi limiti.
Nel 80 % dei casi è monolaterale per il coinvolgimento di fattori posturali che peggiorano la sintomatologia dolorosa.
Nei casi resistenti si richiede una risonanza magnetica per valutare, oltre la presenza della patologia suddetta, eseguendo diagnosi differenziali come l’edema osseo o fratture da stress ecc. che verranno trattate differentemente.
La diagnostica
Trattamento iniziale
Il trattamento della fascite plantare associata più o meno a spina calcaneare può includere esercizi di stretching che possono essere eseguiti due volte al giorno per aiutare a stirare i muscoli posteriori della gamba e in particolare il polpaccio.
Questi esercizi includono l’utilizzo di uno scalino per appoggiare la punta del piede e spingere gradualmente con il peso del corpo nella medesima direzione, spostare lentamente il peso del corpo in avanti fino a sentire una leggera pressione nella parte superiore del polpaccio, e tirare progressivamente la punta del piede verso di sé con le mani, facendo attenzione che la forza applicata non sia eccessiva.
È importante notare che la risoluzione della fascite plantare non sarà immediata e può richiedere settimane o mesi prima che il dolore diminuisca sensibilmente.
Trattamento conservativo
È necessario un periodo di riposo dalle attività usuranti e l’assunzione di farmaci antinfiammatori, ghiaccio sulla regione dolente e plantari specifici che possono aiutare a lenire il dolore ed attenuare l’infiammazione.
Nelle forme iniziali può essere eseguito un ciclo di onde d’urto che registrano un miglioramento nel 40-60% dei casi trattati.
È fondamentale prestare attenzione alla prevenzione, indossando scarpe adatte, evitando di esagerare con l’allenamento, e cercando di eliminare o almeno contenere il sovrappeso.
Se il dolore persiste si possono eseguire delle infiltrazioni eco guidate di cortisone ed anestetico. La risoluzione completa della sintomatologia si aggira anche qui intorno al 50% .
Trattamento intermedio conservativo
(La tecnica in MIS di Barrett)
Nel caso in cui l’approccio conservativo non sia efficace si può trattare la parte con la tecnica mininvasiva (MIS) di Barrett (onda d’urto e cellule staminali) in una unica seduta e che può essere eseguita ambulatorialmente e con carico immediato . Questa metodica permette di avere un miglioramento della sintomatologia oltre il 70-80 %.
Trattamento chirurgico
La fasciotomía plantare endoscopica (tecnica di Barrett) può essere eseguita quando tutte le tecniche precedentemente esposte non hanno dato beneficio. Questo intervento consiste nel “rilasciare” la fascia plantare con un’incisione orizzontale nella parte anteromediale del calcagno per via endoscopica, permettendo un ritorno alla piena attività fisica dopo un periodo di riabilitazione.
In conclusione, il trattamento della fascite plantare associato o meno alla spina calcaneare, può essere gestito attraverso un approccio conservativo, che include esercizi di stretching, modifiche alle abitudini della vita quotidiana, e l’uso di ortesi. In casi più gravi, può essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.